Appennino Fabrianese, i sentieri del silenzio

Appennino Fabrianese, i sentieri del silenzio

Appennino Fabrianese, i sentieri del silenzio

L’appennino Fabrianese racchiude le cime che alimentano il fiume Esino, uno dei grandi fiumi marchigiani, in una zona situata tra la catena appenninica umbro-marchigiana e la grande “Conca Camerte”, bacino pianeggiante che si estende da Fabriano a Camerino, racchiuso tra l’Appennino e la cosiddetta Dorsale Marchigiana. Questa dorsale non è altro che un allineamento minore di rilievi parallelo agli spartiacque appenninici, spostato di alcune decine di km in direzione del Mare Adriatico. La dorsale corre dai Monti della Gola del Furlo a Frasassi, proseguendo con gli altipiani e la catena del S. Vicino sino a convergere a sud sui poco lontani Monti Sibillini. L’intero territorio ricade nella regolamentazione di Zona Protezione Speciale (Direttiva 92/43/CEE- ZPS).

11978570736_8f222e8f02_oFaggete, torrenti e strette valli

I rilievi hanno cime generalmente arrotondate e sono ricoperte da prativi e pascoli.  I versanti, invece, sono fittamente ricoperti da estesi boschi che variano d’aspetto in relazione soprattutto all’esposizione dei versanti e al tipo del suolo. Qui nel corso dell’anno si alternano tenui e caldi i colori dell’autunno e brillanti ed esuberanti tonalità di verde intenso nei mesi estivi.

Profonde e strette vallate movimentano i versanti dei rilievi. In esse scorrono corsi d’acqua a carattere torrentizio che con il passare degli anni hanno inciso alcune forre nei distretti calcarei (formazioni rocciose tipiche dell’Appenino Fabrianese). Più in basso le valli danno origine a piane alluvionali laddove i boschi scompaiono e la presenza dell’uomo diventa più intensa.

Panoramici rilievi ricoperti da pascoli

Una delle cime più interessanti dell’Appennino Fabrianese è il Monte Giuoco del Pallone (1227 m.) il cui curioso nome deriva dall’ampio vallone sommitale assomiglia ad un campo da calcio. Qui troviamo un ambiente naturale vario, tra pendii prativi e creste, sulle cui cime è possibile godere di panorami che spaziano dal Monte Cucco alla catena dei Monti Sibillini. Altre cime non da meno importanti sono il Monte Puro (1155 m.), Monte Purillo (1108 m.) e Monte Rogedano (917 m.).

In quest’ultima altura abbondano specie come il nocciolo (Corylus avellana) e il poco diffuso carpino bianco (Carpinus Betulus). Il territorio in generale è caratterizzato dalla presenza di un bosco di faggi (Fagus sylvatica) con esemplari anche di grandi dimensioni ad una quota relativamente bassa (al di sotto dei 600 m.), mentre di solito si trovano al di sopra dei 800 m.  I  boschi di faggi sono accompagnati da aceri , nella varietà riccio (Acer platanoides) e di monte (Acer pseudoplatanus). Sui versanti più aperti e soleggiati si estendono invece gli orno- ostrieti, con appunto l’orniello (Fraxinus ornus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’acero napoletano (Acer obtusatum) e la roverella (Quercus pubesecns).

Eremi ed abbazie sulle antiche vie dei pellegrini

IMG_20140918_162040L’abbandono delle zone più interne, testimoniato da numerosi casali e campi abbandonati e la conseguente ripresa del bosco che assedia sempre più da vicino i pascoli sommitali stanno ricreando un ambiente molto simile a quello che doveva esservi nel Medioevo, quando tra le rupi e i valloni di queste montagne s’insediarono numerosi eremiti o furono costruiti monasteri e luoghi religiosi. Degno di nota è l’Eremo di Santa Maria di Val di Sasso, situata nella valle creata dal congiungersi dei Monti Puro e Monte Rogedano. Particolare importanza assumono gli ambienti rupestri che sovrastano l’eremo, sul versante sinistro della valle, dove le condizioni aride permettono lo sviluppo di associazioni tipicamente mediterranee con il leccio sempreverde (Quercus ilex) e anche l’alloro (Laurus nobilis).

Inizialmente il castello feudale del VII-XI secolo divenne per un lungo periodo monastero benedettino femminile (tra il IX e il X secolo), successivamente forse fortezza nei primi secoli del Medioevo, passando poi per vari proprietari privati e arrivando ad oggi, luogo recuperato ed utilizzato dai francescani per brevi ritiri spirituali.

Eremo S. Maria di Valdisasso e Abbazia di San Biagio in Caprile

La tradizione vuole che vi dimorasse San Francesco, in compagnia di Fra Egidio, durante il suo viaggio nella Marca d’Ancona nel 1209. Si narra che il poverello, temendo di disperdersi, pregò un contadino che stava arando il proprio campo di accompagnarlo per un tratto verso l’eremo. Il villico, inizialmente restio a sospendere il proprio lavoro, finalmente si decise ad accontentarlo; al ritorno trovò il campo completamente arato e i buoi freschi e riposati ad attenderlo. Ancora oggi il luogo è indicato come “campo San Francesco”. Qui termina un affascinante itinerario naturalistico, l’Aula Verde di Valleremita, che si snoda all’interno del bosco posto lungo la zona centrale della stretta Valdisasso.

Un ulteriore luogo che merita la nostra attenzione è l’Abbazia di San Biagio in Caprile, fondata nel secolo XI e di cui dell’antico complesso restano la chiesa duecentesca e buona parte del monastero. Il termine “Caprile” gli fu dato per l’esistenza nei paraggi di stalle di capre. La chiesa presenta una struttura in pietra ad una sola navata abside, tipica dello stile romanico. All’interno era ornata da affreschi del secolo XV, alcuni dei quali, attribuiti al maestro S. Biagio e sono ora conservati presso la Galleria Nazionale di Urbino. Attualmente l’edificio è utilizzato come struttura ricettiva.

Enogastronomia e Attività

Alcune specialità della zona sono il Torrone di Camerino, fatto con miele, mandorle e zucchero; la Crescia fogliata, dolce ricco e profumato simile allo strudel tipico della zona di Fiuminata; il salame di Fabriano. Tra i vini da segnalare il famoso Verdicchio di Matelica, da uno dei vitigni autoctoni più antichi d’Italia, e la Vernaccia Cerretana dal nome del vitigno autoctono recuperato di recente.

L’Appennino Fabrianese è particolarmente adatto per la pratica di escursioni, trekking, passeggiate a cavallo e in bicicletta. La numerosa presenza di monasteri lo rende adatto anche ad un turismo religioso o spirituale. E’ una vasta zona ricca di valori ambientali, dove spesso, a poca distanza dei centri abitati, ci si può inoltrare in luoghi d’insospettata e selvaggia bellezza, solitari quanto basta per assaporare il senso del “deserto” che tanto attraeva qui gli antichi eremiti.cresta monte gioco del pallone