Il Conero, incastonato fra le anonime e orizzontali prospettive degli arenili adriatici, rappresenta un baluardo totemico, una Montagna Madre, dove convivono e si armonizzano gli opposti: le resine dei pini si mescolano al pungente effluvio di salsedine, i lentischi e i corbezzoli del versante meridionale cedono il passo ai carpini e agli aceri dei pendii che digradano verso la tormentata e instabile falesia dei “grottaroli” anconetani, i sentieri del lavoro si intersecano con quelli calcati dai sandali dei Camaldolesi.
Il Conero è sintesi mediterranea, è Zacinto foscoliana, è Provenza nelle piazzette di Varano, Poggio, Massignano e Sirolo, è l’arte dell’incontro nel romanico lombardo-bizantino di Santa Maria di Portonovo, è anacoretismo d’Oriente nelle grotte del Mortarolo e di San Benedetto, è mitologia greca nelle sue correnti marine, nelle fronde d’alloro e nella cordiforme e tentacolare lianosa salsapariglia (Smilax aspera), ribattezzata “stracciabraghe” tra i pastori e i contadini dell’Italia centrale.
In questo piccolo scrigno di biodiversità (sono ben 1102 le specie arboree attualmente censite nel Parco) Natura e Cultura dialogano insieme da millenni, come testimoniano le enigmatiche incisioni rupestri di Pian de Raggetti, i forni da pane del Neolitico della località Poggio e le cave di calcarenite di epoca romana.
Non vi è angolo di questo promontorio che non parli del fragile e delicato rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Ne sono testimonianza le cave dismesse nei pressi di Fonte d’Olio, dove le ferite inferte alla schiena del Cònero hanno riportato alla luce un sito geologico di importanza mondiale.
Questo viaggio sarà anche l’occasione per conoscere Ancona, città schiva e appartata che racchiude tesori di straordinaria bellezza. Fondata dai Dori siracusani nel IV secolo a.C., Ancona (dal greco Ankon, “gomito”, per via della sua posizione protesa ad angolo acuto verso il mare) ci svelerà i suoi scorci mozzafiato verso il porto antico, nel quale si specchia un inusuale tramonto d’Adriatico ponentino, incorniciato dal fornice dell’Arco di Traiano. Visiteremo il cimitero degli Ebrei, di fronte al quale si commosse Pier Paolo Pasolini, così come rimarremo meravigliati dalla asciutta raffinatezza della Cattedrale di San Ciriaco, luogo in cui anticamente sorgeva un tempio greco dedicato ad Afrodite.
La visita al Museo archeologico sarà l’occasione per conoscere il mosaico di culture che compongono l’identità marchigiana, non a caso l’unica regione d’Italia declinata al plurale. Alle infinite suggestioni naturalistiche e storiche, le nostre giornate saranno anche impreziosite dalla cucina dorica, caratterizzata da richiami marini e campestri, in una continua e incessante contaminazione tra le due anime di un territorio con radici profonde nella terra ma con lo sguardo sempre vocato a perdersi nell’Infinito leopardiano.